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CEI 2008 - Antico Testamento - Libri Profetici - Isaia - 5

Isaia

5 Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d'amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
5,1-7  Israele, la vigna del Signore
 È il canto dell’amore ferito. Il termine che qui indica Dio (diletto o “amato”, v. 1), è lo stesso con cui nel Cantico dei Cantici viene chiamato lo sposo.
2Egli l'aveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi.
3E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi?
5Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
6La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa d'Israele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.
5,7  Nel testo ebraico, come non di rado avviene negli scritti poetici e sapienziali, c’è un gioco di assonanze: invece della giustizia (mishpat), c’è spargimento di sangue (mispah); invece della rettitudine (sedaqah) si odono grida di oppressi (se'aqah).
Guai a voi, che aggiungete casa a casa
e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
e così restate soli ad abitare nella terra.
5,8-30 Collera di Dio contro il suo popolo
9Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti:
"Certo, molti palazzi
diventeranno una desolazione,
grandi e belli
saranno senza abitanti".
Poiché dieci iugeri di vigna
produrranno solo un bat
e un homer di seme
produrrà un'efa.
5,10  dieci iugeri: circa due ettari e mezzo; lo iugero corrispondeva a circa 2500 metri quadrati. Efa, usato per i solidi, e bat, usato per i liquidi, erano misure di capacità corrispondenti a circa 45 litri. L’homer equivaleva a dieci efa.
11Guai a coloro che si alzano presto al mattino
e vanno in cerca di bevande inebrianti
e si attardano alla sera.
Il vino li infiamma.
12Ci sono cetre e arpe,
tamburelli e flauti
e vino per i loro banchetti;
ma non badano all'azione del Signore,
non vedono l'opera delle sue mani.
13Perciò il mio popolo sarà deportato
senza che neppure lo sospetti.
I suoi grandi periranno di fame,
il suo popolo sarà arso dalla sete.
14Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci,
spalancano senza misura la loro bocca.
Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo,
il tripudio e la gioia della città.
15L'uomo sarà piegato,
il mortale sarà abbassato,
gli occhi dei superbi si abbasseranno.
16Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio
e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia.
17Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati,
sulle rovine brucheranno i grassi capretti.
18Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori
e il peccato con funi da carro,
19che dicono: "Faccia presto,
acceleri pure l'opera sua,
perché la vediamo;
si facciano più vicini e si compiano
i progetti del Santo d'Israele,
perché li conosciamo".
20Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
21Guai a coloro che si credono sapienti
e si reputano intelligenti.
22Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino,
valorosi nel mescere bevande inebrianti,
23a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l'innocente.
24Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo d'Israele.
25Per questo è divampato
lo sdegno del Signore contro il suo popolo,
su di esso ha steso la sua mano per colpire;
hanno tremato i monti,
i loro cadaveri erano come immondizia
in mezzo alle strade.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e la sua mano resta ancora tesa.
26Egli alzerà un segnale a una nazione lontana
e le farà un fischio all'estremità della terra;
ed ecco, essa verrà veloce e leggera.
27Nessuno fra loro è stanco o inciampa,
nessuno sonnecchia o dorme,
non si scioglie la cintura dei suoi fianchi
e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali.
28Le sue frecce sono acuminate,
e ben tesi tutti i suoi archi;
gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre
e le ruote dei suoi carri come un turbine.
29Il suo ruggito è come quello di una leonessa,
ruggisce come un leoncello;
freme e afferra la preda,
la pone al sicuro, nessuno gliela strappa.
30Fremerà su di lui in quel giorno
come freme il mare;
si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia,
e la luce sarà oscurata dalla caligine.


Note al testo

5,1-7  Israele, la vigna del Signore
 È il canto dell’amore ferito. Il termine che qui indica Dio (diletto o “amato”, v. 1), è lo stesso con cui nel Cantico dei Cantici viene chiamato lo sposo.
5,7  Nel testo ebraico, come non di rado avviene negli scritti poetici e sapienziali, c’è un gioco di assonanze: invece della giustizia (mishpat), c’è spargimento di sangue (mispah); invece della rettitudine (sedaqah) si odono grida di oppressi (se'aqah).
5,8-30 Collera di Dio contro il suo popolo
5,10  dieci iugeri: circa due ettari e mezzo; lo iugero corrispondeva a circa 2500 metri quadrati. Efa, usato per i solidi, e bat, usato per i liquidi, erano misure di capacità corrispondenti a circa 45 litri. L’homer equivaleva a dieci efa.