Interconfessionale - Antico Testamento - Deuterocanonici - 2 Maccabei - 4
Secondo libro dei Maccabei 4
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CEI 2008
Calunnie e delitti di Simone
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Prima si è detto che Simone aveva tradito il tesoro del tempio e la patria. Egli calunniava Onia dicendo che era stato lui ad assalire Eliodoro ed era perciò il responsabile dei suoi mali.
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2Mac Il suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria, diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodoro e fosse stato l'organizzatore dei disordini;
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4,2Voleva far passare come insidioso nemico del governo colui che invece era il benefattore della città, il protettore dei suoi connazionali e il custode premuroso delle leggi.
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2Mac4,2osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città, il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi.
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4,3L’odio arrivò a tal punto che uno dei compagni di Simone uccise alcune persone.
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2Mac4,3L'odio era giunto a tal punto che si compirono omicidi da parte di uno dei gregari di Simone;
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4,4Onia, allora, si rese conto che quella discordia era pericolosa, dato che Apollonio, figlio di Menesteo, governatore delle regioni della Celesiria e della Fenicia, incitava la cattiveria di Simone.
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2Mac4,4allora Onia, vedendo l'aggravarsi della rivalità e che Apollònio, figlio di Menesteo, governatore della Celesiria e della Fenicia, aizzava la perfidia di Simone,
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4,5Onia andò dal re, non per accusare i cittadini, ma per difendere il bene pubblico e privato di tutto il popolo.
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2Mac4,5si recò dal re, non per fare la parte di accusatore dei suoi concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno in particolare.
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4,6Onia infatti era convinto che senza l’intervento del re non si poteva più mettere pace nella vita della nazione, e Simone non avrebbe messo limiti alla sua follia.
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2Mac4,6Vedeva infatti che, senza un provvedimento del re, era impossibile ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo freno alla sua pazzia.
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Intanto Seleuco morì e Antioco, detto anche Epifane, divenne re al suo posto. ∆Giasone, fratello di Onia, ottenne con sistemi corrotti la carica di sommo sacerdote:
Note al Testo
4,7
Antioco… Epifane: succedette a suo fratello Seleuco nel 175 a.C.; fu il principale persecutore degli Ebrei (vedi 5,12-16.23-26; 6,1-11). — Giasone: prendendo il nome di Giasone (trasposizione greca del nome ebraico Giosuè o Gesù), il nuovo sommo sacerdote manifestava le sue simpatie per l’ellenismo.
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2MacMa, essendo passato all'altra vita Seleuco e avendo preso le redini del governo Antioco, chiamato anche Epìfane, Giasone, fratello di Onia, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio
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4,8andò a trovare il re e gli promise più di centoventi quintali d’argento e altri ventisette provenienti da altre entrate.
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2Mac4,8e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d'argento e altri ottanta talenti riscossi con un'altra entrata.
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Egli promise in aggiunta cinquanta quintali d’argento se avesse ottenuto il permesso di fondare, di sua autorità, una palestra e una ∆scuola per i giovani, e di ∆dare la cittadinanza antiochena agli abitanti di Gerusalemme.
Note al Testo
4,9
palestra: vedi nota a 1 Maccabei 1,14. — scuola per i giovani: in greco veniva chiamata “efebìa” ed era una istituzione che assicurava ai giovani dai 15 ai 20 anni una formazione fisica e intellettuale. — dare la cittadinanza antiochena: altri: costituire una corporazione di Antiocheni; l’espressione testimonia la trasformazione della città santa in città greca, in stretta relazione con Antiòchia, e in onore del re Antioco IV.
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2MacOltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di erigere di sua autorità un ginnasio e un'efebìa e di costituire una corporazione di Antiocheni a Gerusalemme.
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4,10Il re fu d’accordo e Giasone, preso il potere, impose subito alla nazione il modo di vivere dei Greci.
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2Mac4,10Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, fece subito assumere ai suoi connazionali uno stile di vita greco,
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Negli anni precedenti, i re avevano benignamente fatto delle concessioni agli Ebrei: per loro aveva interceduto Giovanni, padre di quell’Eupòlemo che era andato a Roma per concludere un patto di amicizia e di alleanza con i Romani. Ora invece Giasone ∆abolì quei privilegi, distrusse le legittime istituzioni e introdusse consuetudini contrarie alla legge di Mosè.
Rimandi
4,11
Eupòlemo 1 Mac 8,17.
Note al Testo
4,11
Su Eupòlemo e l’ambasciata a Roma vedi 1 Maccabei 8,17-30. — abolì quei privilegi: sono le esenzioni da tributi e tasse che i re concedevano talvolta a una provincia, a una città o a un tempio (vedi 1 Maccabei 10,29-31).
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2Mac4,11annullando i favori concessi dai re ai Giudei per opera di Giovanni, padre di quell'Eupòlemo che compì l'ambasciata presso i Romani per negoziare il patto di amicizia e di alleanza; quindi, abolite le istituzioni legittime, instaurò usanze perverse.
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Giasone si affrettò a fondare una palestra proprio sotto la fortezza, e obbligò i giovani più vigorosi a frequentarla.
Note al Testo
4,12
a frequentarla: il testo greco dice: a portare il pètaso. Il pètaso era un copricapo a larghe falde, simbolo del dio Ermes; veniva portato dai giovani (o efebi) durante le gare sportive e perciò l’espressione indica l’introduzione di un costume greco e di una pratica sportiva nella città di Gerusalemme.
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2MacIntraprese con zelo a costruire un ginnasio, proprio ai piedi dell'acropoli, e indusse i giovani più distinti a portare il pètaso.
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4,13L’influenza greca cominciò quindi a farsi sentire. Gerusalemme fu totalmente invasa dalla moda straniera a causa dell’arroganza dell’empio Giasone, che non si comportava affatto come sommo sacerdote.
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2Mac4,13Ciò significava raggiungere il colmo dell'ellenizzazione e passare completamente alla moda straniera, per l'eccessiva corruzione di Giasone, empio e non sommo sacerdote.
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4,14I sacerdoti non curavano più la liturgia, anzi disprezzavano il tempio, trascuravano i sacrifici e, al primo segnale dato col disco nella palestra, partecipavano con ardore ai giochi proibiti dalla legge di Dio.
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2Mac4,14Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all'altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettavano a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco.
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4,15Non avevano più stima delle gloriose imprese della loro patria e invece apprezzavano al massimo gli onori promessi dai Greci.
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2Mac4,15Così, tenendo in poco conto l'onore ricevuto in eredità dai loro padri, stimavano nobilissime le glorie elleniche.
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4,16A causa di tutto questo, una grossa disgrazia piombò su di loro: proprio quelli di cui imitavano le gare atletiche e ai quali volevano somigliare in tutto, si trasformarono in loro nemici e violenti contestatori.
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2Mac4,16Ma appunto per questo li sorprese una grave situazione ed ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e ai quali cercavano di rassomigliare in tutto.
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4,17Non si possono trasgredire impunemente le leggi di Dio, e lo si vedrà nel racconto che segue.
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2Mac4,17Non resta impunito il comportarsi empiamente contro le leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo storico.
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A Tiro si celebravano i giochi quinquennali ed era presente anche il re.
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2MacCelebrandosi a Tiro i giochi quinquennali con l'intervento del re,
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4,19Il criminale Giasone vi mandò come spettatori alcuni abitanti di Gerusalemme, che avevano la cittadinanza antiochena. Diede ad essi trecento monete d’argento per offrire un sacrificio in onore di Ercole. Gli inviati però non le usarono per il sacrificio, ma per un altro scopo.
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2Maclo scellerato Giasone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dracme d'argento per il sacrificio a Ercole; ma coloro che le portavano ritennero non conveniente usarle per il sacrificio, bensì impiegarle per altra spesa.
4,19
trecento dracme: la dracma, unità monetaria greca al tempo dei Seleucidi, era in uso anche in Giudea. Il fatto sorprendente qui è che la somma di trecento dracme, anche se non rilevante, venga destinata da un sommo sacerdote giudaico a un sacrificio pagano. I portatori del denaro, peraltro, lo destinano a uno scopo diverso (v. 20).
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4,20Così quel che dal mittente era stato destinato al sacrificio in onore di Ercole, per iniziativa di quegli uomini fu impiegato per la costruzione di alcune navi.
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2Mac4,20Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, per iniziativa dei latori, alla costruzione delle triremi.
Antioco Epifane a Gerusalemme
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In Egitto si celebrava l’incoronazione del re Filomètore. Antioco aveva mandato là per assistere alla cerimonia Apollonio, figlio di Menesteo, e da lui venne a sapere che il re non approvava la sua politica. Pensò allora di mettersi al sicuro. Prima andò a Giaffa e poi arrivò a Gerusalemme.
Note al Testo
4,21
Filomètore: il re d’Egitto Tolomeo VI Filomètore, nipote di Antioco Epifane, sposò verso il 174 a.C. la propria sorella Cleopatra II. In quel momento l’Egitto si preparava a riconquistare la Celesiria (vedi nota a 3,5).
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2MacAntioco, avendo mandato Apollònio, figlio di Menesteo, in Egitto per l'intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme.
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4,22Giasone e gli abitanti della città lo accolsero con grandi onori. Fece il suo ingresso in città tra fiaccolate e acclamazioni. Poi con l’esercito andò verso la Fenicia.
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2Mac4,22Fu accolto magnificamente da Giasone e dalla città e fu ricevuto con un corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia.
Menelao diventa sommo sacerdote
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4,23Tre anni dopo, Giasone mandò Menelao dal re per portargli del denaro e per trattare alcuni affari urgenti. Menelao, fratello di quel Simone di cui abbiamo già parlato,
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2MacTre anni dopo, Giasone mandò Menelao, fratello del già menzionato Simone, a portare al re del denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti.
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4,24andò dal re e gli presentò i suoi omaggi come fanno gli uomini potenti. Offrì oltre cento quintali d’argento in più di Giasone, e così si accaparrò la carica di sommo sacerdote.
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2Mac4,24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l'offerta di Giasone di trecento talenti d'argento.
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Poi ritornò a Gerusalemme con le lettere di nomina. Non aveva nulla che fosse degno di un sommo sacerdote, ma era furioso come un tiranno, crudele e arrabbiato come una bestia selvaggia.
Rimandi
4,25
designazione del sommo sacerdote da parte del re 14,13; 1 Mac 10,20; cfr. 1 Mac 7,5; 2 Mac 4,7-10.
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2Mac4,25Munito delle disposizioni del re, si presentò al ritorno senza avere nulla con sé che fosse degno del sommo sacerdozio, ma soltanto le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva.
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4,26Così Giasone, che prima aveva soppiantato suo fratello, ora fu soppiantato da un altro e dovette fuggire in esilio nella regione della Ammanìtide.
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2MacCosì Giasone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell'Ammanìtide.
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4,27Menelao, una volta ottenuto il potere, non consegnò al re il denaro promesso.
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4,28Invano Sòstrato, governatore della fortezza, gliene fece esplicita richiesta. Aveva infatti il compito di riscuotere le tasse. Per questo, tutti e due dovettero comparire davanti al re.
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2Mac4,28sebbene gliene avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell'acropoli; questi infatti aveva l'incarico della riscossione dei tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re.
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Menelao lasciò il suo fratello Lisìmaco come suo sostituto nelle funzioni di sommo sacerdote. Sòstrato invece lasciò al suo posto Cratete, capo dei Ciprioti.
Note al Testo
4,29
Alcuni Ciprioti erano impegnati come mercenari nelle truppe seleucidi (vedi 12,2 e nota).
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2Mac4,29Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco, suo fratello; Sòstrato lasciò Cratete, capo dei Ciprioti.
Onia viene assassinato
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In quella situazione, gli abitanti di Tarso e di Mallo si ribellarono perché le loro città erano state donate ad Antiòchide, amante del re.
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2MacMentre così stavano le cose, le città di Tarso e di Mallo si ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re.
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4,31Il re Antioco allora partì subito per sistemare questo contrasto e lasciò come suo sostituto Andrònico, un nobile della sua corte.
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2Mac4,31Il re partì in fretta per riportare all'ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andrònico, uno dei suoi dignitari.
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4,32Menelao, approfittando della situazione, rubò alcuni vasi d’oro dal tempio e li donò ad Andrònico. Altri oggetti riuscì a venderli a Tiro e nelle città vicine.
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2Mac4,32Menelao allora, pensando di aver trovato l'occasione buona, sottrasse alcuni oggetti d'oro del tempio e ne fece omaggio ad Andrònico; altri poi riuscì a venderli a Tiro e nelle città vicine.
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Onia lo venne a sapere. Si rifugiò presso Antiòchia, nel santuario di Dafne, che era un luogo sicuro e di lì lanciò la sua denunzia contro Menelao.
Note al Testo
4,33
Dafne: a 8 km da Antiòchia, era celebre per il suo santuario di Apollo, fondato da Seleuco I, successore di Alessandro Magno (vedi nota a 1 Maccabei 1,8-9); questo santuario godeva del diritto di asilo.
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2MacMa Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi rifugiato in una località inviolabile a Dafne, situata presso Antiòchia.
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4,34Ma Menelao prese in disparte Andrònico e lo convinse a uccidere Onia.
Andrònico allora andò a trovare Onia e con inganno riuscì a ottenere la sua fiducia. Stringendogli la mano fece un giuramento. Pur destando qualche sospetto, lo convinse a uscire dal suo rifugio. E subito lo uccise, senza scrupoli.
Andrònico allora andò a trovare Onia e con inganno riuscì a ottenere la sua fiducia. Stringendogli la mano fece un giuramento. Pur destando qualche sospetto, lo convinse a uscire dal suo rifugio. E subito lo uccise, senza scrupoli.
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2Mac4,34Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andrònico, lo sollecitò a sopprimere Onia. Quello, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene non avesse allontanato ogni sospetto, a uscire dall'asilo e subito lo uccise senza alcun rispetto per la giustizia.
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4,35Non solo gli Ebrei, ma anche molti stranieri rimasero indignati e afflitti per il barbaro assassinio di quell’uomo.
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2Mac4,35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti di altre nazioni restarono indignati e afflitti per l'empia uccisione di quell'uomo.
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4,36Quando il re Antioco tornò dalla regione della Cilicia, gli Ebrei della capitale e alcuni Greci che volevano giustizia, andarono da lui e protestarono perché Onia era stato ucciso senza alcun motivo.
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2Mac4,36Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città, insieme con i Greci che condividevano l'esecrazione per l'uccisione arbitraria di Onia.
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4,37Antioco ne fu profondamente rattristato e provò una grande compassione. Ripensando alla sapienza e alla prudenza del defunto, scoppiò in lacrime.
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2Mac4,37Antioco fu profondamente rattristato e, preso da compassione, pianse per la saggezza e la grande prudenza del defunto.
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Poi, pieno di sdegno, tolse immediatamente la porpora ad Andrònico e gli strappò di dosso i vestiti. Lo fece trascinare per tutta la città fino al luogo dove egli aveva crudelmente ucciso Onia. Lì quell’assassino fu tolto da questo mondo. Il Signore gli diede il castigo che si meritava.
Note al Testo
4,38
la porpora: stoffa tinta di rosso intenso (vedi 1 Maccabei 4,23 e la nota). Era indossata soltanto da grandi personaggi; era dunque diventata il simbolo della dignità di un funzionario di alto rango.
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2Mac4,38Poi, acceso di sdegno, tolse subito la porpora ad Andrònico, ne stracciò le vesti e lo condusse attraverso tutta la città proprio fino al luogo dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e lì stesso eliminò dal mondo quell'assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.
Lisìmaco muore in una rivolta del popolo
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4,39Intanto Lisìmaco, con il consenso di Menelao, fece molti furti sacrileghi in città. La notizia si diffuse anche nelle immediate vicinanze e il popolo si ribellò compatto contro Lisìmaco, visto che molti oggetti d’oro erano già stati portati via.
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2Mac4,39Intanto, poiché erano avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di Lisìmaco, d'accordo con Menelao, e se ne era sparsa la voce al di fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando già molti oggetti d'oro erano stati portati via.
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4,40La gente era molto eccitata e piena di rabbia. Allora Lisìmaco armò circa tremila uomini e cominciò a fare razzie. Il loro capo era un certo Aurano, un vecchiaccio stolto.
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2Mac4,40La folla era eccitata e piena di furore. Lisìmaco allora, armati circa tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, sotto la guida di un certo Aurano, già avanzato in età e non meno in stoltezza.
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4,41Appena il popolo si accorse dell’attacco di Lisìmaco, alcuni presero dei sassi, altri i bastoni. Altri, dovunque si trovavano, raccoglievano la terra, a piene mani, e si lanciavano contro gli uomini di Lisìmaco.
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2Mac4,41Ma quelli, appena si accorsero dell'aggressione di Lisìmaco, alcuni afferrarono pietre, altri grossi bastoni, altri ancora raccolsero a manciate la polvere sul posto e si gettarono contro quelli di Lisìmaco.
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Ne ferirono molti, alcuni ne uccisero, e costrinsero tutti gli altri a fuggire. Colui che prima aveva profanato il tempio, fu ucciso presso la camera del tesoro.
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2Mac4,42A questo modo ne ferirono molti, ne abbatterono alcuni, costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del tempio presso la camera del tesoro.
Menelao corrompe Tolomeo e il re
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4,44Quando il re Antioco arrivò nella città di Tiro, tre uomini, mandati dai capi del popolo, gli chiesero di fare giustizia.
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2Mac4,44Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli anziani esposero davanti a lui l'atto di accusa.
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Menelao si trovò a mal partito e promise una grossa somma di denaro a Tolomeo, figlio di Dorimene, perché corrompesse il re.
Rimandi
4,45
Tolomeo figlio di Dorimene 8,8; 1 Mac 3,38.
Note al Testo
4,45
Questo Tolomeo (vedi 8,8 e 1 Maccabei 3,38) è il capo della provincia della Celesiria e Fenicia (vedi nota a 3,5); è dunque un alto funzionario.
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2Mac4,45Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorimene, perché persuadesse il re.
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4,46Tolomeo, con la scusa di prendere un po’ d’aria, condusse il re sotto i portici e gli fece cambiare parere.
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2Mac4,46Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per fargli prendere il fresco, e gli fece mutare parere.
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Così il re assolse da ogni accusa Menelao, che era stato la causa di tutti quei mali. Anzi condannò a morte quegli infelici: e pensare che questi sarebbero stati riconosciuti innocenti anche da giudici crudeli come gli Sciti.
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2Mac4,47Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il male, e contro quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche presso gli Sciti sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la pena di morte.
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4,48Essi, che avevano difeso la città, il popolo e gli oggetti sacri del tempio, contro ogni senso di giustizia furono immediatamente uccisi.
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2Mac4,48Così senza dilazione subirono l'ingiusta pena coloro che avevano difeso la città, il popolo e le suppellettili sacre.
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4,49Alcuni abitanti di Tiro, indignati per questo misfatto, sostennero con generosità le spese per la loro sepoltura.
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2Mac4,49Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto, provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura.
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4,50Ma Menelao riuscì a conservare il suo posto con l’aiuto di certi potenti corrotti. Anzi si dimostrava sempre più crudele e nemico del popolo.
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2Mac4,50Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere, crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini.