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INTRODUZIONE
AL LIBRO DELLA SAPIENZA

Caratteristiche principali

Il libro della Sapienza si potrebbe definire ‘un tentativo di dialogo con la cultura greca’. Le allusioni ai poemi di Omero, alla protesta sociale del poeta greco Esiodo e alle opere filosofiche di Platone non sono rare. Si fa uso inoltre di un vocabolario ricercato, e la familiarità con la cultura greca non si limita alle forme espressive. L’autore vuole anche valorizzare alcuni elementi di questa civiltà, come ad esempio il concetto di ‘misura’, che gli serve per mostrare che Dio castiga con grande moderazione (vedi 11,15-12,22).
Un’altra caratteristica del libro è l’interesse per il problema del potere politico. Contiene infatti un accorato appello ai prìncipi pagani, perché si comportino con saggezza, giustizia e moderazione (6,1ss.). Allude anche alle vittime del potere politico, al culto della personalità del sovrano (14,21) e a chi è fiero di governare su molte nazioni (6,2).
Alla luce di questo quadro culturale più vasto, l’autore presenta non pochi episodi della storia più antica d’Israele, e in particolare l’esodo, che egli considera come l’evento fondamentale della storia della salvezza; in quei giorni il Dio d’Israele manifestò la sua potenza e la sua superiorità liberando il suo popolo dalla schiavitù egiziana (capitoli 10-19).
Autore e ambiente storico

Il libro della Sapienza viene spesso indicato come Sapienza di Salomone. L’autore infatti, nei capitoli 7-9, parla in prima persona e presenta se stesso come il re che ha ottenuto in dono la sapienza (vedi 1 Re 3,5-15). Di qui l’identificazione con il sapiente re Salomone, che regnò sul popolo d’Israele tra il 970 circa e il 933 a.C.
Ma il libro della Sapienza, secondo molti studiosi, non è così antico, anzi è uno dei libri più recenti dell’Antico Testamento. L’autore lo scrisse in greco, mentre viveva in Egitto ai tempi di Giulio Cesare o forse di Ottaviano Augusto, cioè tra gli anni 50 e 30 a.C. Il libro è rivolto a una comunità che vuole il suo spazio politico nel mondo in cui vive (Sap 19,16). Cerca tuttavia di farle ritrovare la propria identità, mediante una approfondita e attuale riflessione sulla parola di Dio.
L’autore propone una specie di rilettura di testi biblici anteriori tenendo conto della mentalità greca. Non è strano quindi trovare concezioni sconosciute all’Antico Testamento ebraico, come la separazione dell’anima dal corpo (vedi 9,15) o l’immortalità dell’anima (vedi 3,1-9; 8,17; 15,3; ecc.).
Schema
— Il destino di chi crede e di chi non crede 1,1-5,23 — Elogio della Sapienza 6,1-9,18 — La Sapienza nella storia 10,1-19,22